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              Yoga                                           Jazz                                             Ombra

 

Chiara Pala De Murtas

Fantasmagorie informali

Nota critica di Maria De Michele

 

 

    Un realismo concettualizzato, carico di umanità, simboli, colori esplosivi che spiazzano il fruitore e lo portano a riflettersi in uno specchio deformante. L’arte approfitta della tecnologia, le opere di Chiara Pala De Murtas sono realizzate con le dita su tablet e stampate in un unico originale su alluminio, vetro o tela.

     Un immaginario artistico assorbito da  fantasmagorie informali, l’uso della tecnica digitalizzata diviene emblema di una riconoscibilità manipolata dall’arte e restituita secondo modalità proprie.

      Le cromie vivacissime, ben misurate, composte, sono ricerca e aspirazione di razionalità, una figurazione del tutto personale dove colore, luce, forme si muovono in un gioco astratto dove i personaggi diventano simboli enfatizzati.

 Un’attitudine dell’artista romana Chiara Pala De Murtas che cerca di ritrovare la propria identità scissa e frantumata dal reale.

L’opera Jazz recupera la dimensione estetica riscoprendo il soggetto, in questo caso il contrabbassista, sotto un’altra chiave interpretativa, il fruitore nel guardare quest’opera accoglie i suoni del colore, il contrabbasso emette frequenze emozionali stabilendo una relazione fatta di sintonia e sinergia, la frammentazione dei piani è solo apparente e ci conduce inaspettatamente alla perfetta armonia.

Ombra, in virtù di una proiezione deformante l’ombra vibra nello spazio come riflesso oscuro delle nostre coscienze, una sensibilità acuita e moltiplicata ci fa intuire che  l’opacità che accompagna i nostri corpi è distorta e divorata, in una frazione infinitesimale di tempo,  da un insaziabile sole.

Yoga, movimento e respiro in perfetta sincronia, un’immagine che nella sua purezza grafica emerge dal  fondale nero senza sforzo e in perfetta consonanza, Chiara Pala De Murtas con tratti essenziali coglie l’essenza vitale che unisce spirito e corpo, una meditazione in movimento che come un rituale di danza ci mette all’ascolto del nostro corpo e della consapevolezza di essere.

       Lontane da ogni banalità le sue creazioni, tra riflessione ed espansività, descrivono una società dinamica, la forma è alla continua ricerca di equilibrio tra la realtà e la sua metafora.

 

Napoli, 13 novembre 2014

 

 

Storia del progetto

che dire... sono convinta che le emozioni possano essere trasmesse con qualunque mezzo espressivo, io ci provo lasciando libera la mano su uno schermo freddo e vuoto, libera di creare immagini, mescolare colori, creare luci e ombre che ho nella testa...

 

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